giovedì 27 maggio 2010

Ma l'insulto al palazzetto è necessario?

Dopo un po' d'assenza dai palazzetti di basket, o per meglio dire da partite davvero importanti, complice l'assenza di una squadra in città che ambisse davvero a palcoscenici di rilievo (non me ne vogliano gli amici della FulgorLibertas ma chi è nell'ambiente sa bene di cosa parlo), ci sono tornato per le finali dei play-off di A Dilettanti e ho visto cose che sinceramente mi hanno fatto "male". Vedere bambini di sette-otto anni che dal parterre insultano arbitri e avversari incitati dai padri che, presi probabilmente dall'adrenalina scatenata dal tifo non si curano dell'esempio che danno alla propria prole, non è stato bello. Al di là del fatto che serva una lastra di plexiglas per dividere i giocatori in panchina dal pubblico (senza quella parete divisoria qualche scappellotto agli avversari potrebbe arrivare), che già di per sè è triste, osservare come degli imberbi giovinastri passino l'intera gara a lanciare improperi vari solo per imitare i genitori fa capire la deriva che scaturisce dagli sport di contatto. Difficile pensare a come poter in breve tempo frenare la violenza negli stadi (più deleteria di quella dei palazzetti della palalcanestro solo per il maggior numero di persone che partecipano agli eventi calcistici) se l'ignoranza viene allevata dalle cosiddette persone "perbene"....

N.B.: Meglio un po' di buona musica

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