(da il Giornale.it) "Mi ha scritto Obama". Ma era il testo fotocopia inviato al Turkmenistan
Nemmeno Nando Meniconi. Nemmeno Alberto Sordi in Un americano a Roma. Era l’8 febbraio scorso quando la notizia fece il giro delle redazioni e venne titolata, grossa così, sui giornali, non tutti: «Obama scrive a Veltroni». Seguiva il testo dell’epistola, «Grazie per le tue congratulazioni per la mia elezione come presidente degli Stati Uniti. Ho molto apprezzato il tuo messaggio. Gli Stati Uniti e l’Italia devono far fronte a una serie di sfide che credo riusciremo ad affrontare meglio insieme» e via andare con carezza finale, tipo cartolina dalle vacanze estive: «Ti mando i miei più sinceri saluti». Entusiasmo e brindisi in casa di Walter e tra i colleghi di partito, era la grande prova che Washington aveva svoltato, Barack Obama e il suo new deal a sinistra, fine del vassallaggio, inizio dell’amicizia tra compagni (...) La stessa storica lettera, proprio la stessa, parole e pensieri, baci e abbracci, sbianchettando soltanto il Paese di riferimento, è stata dunque inviata all’indirizzo di Belgrado di Boris Tadic, presidente della Repubblica serba. Non soltanto ai serbi, «ma anche», come direbbe Veltroni Walter, a chi si è dichiarato indipendente unilateralmente dalla Serbia, vale a dire i kosovari di Pristina nella persona del premier Hashim Thaci. Fatto trenta non si poteva non fare trentuno, dunque, ciclostilato anche per il premier macedone Branko Crvenkovski, a seguire ringraziamenti per Lech Kaczynski presidente della Polonia e al Primo Ministro Donald Tusk. Stessa parole di amicizia e fratellanza per Ekmeleddin Ihsanoglu, segretario generale dell’Organizzazione della conferenza islamica, a ruota, nel gruppo compatto, Gurbanguly Berdimuhammedow, presidente del Turkmenistan e per non farsi mancare nulla anche i capi politici di Trinidad e Tobago e poi di Grenada.
N.B.: Occuparsi realmente dell'Italia, fare vera opposizione coi fatti e non con le parole è troppo difficile?
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